Home Home Chi siamo Mappa del sito Libro degli ospiti Cerca nel sito

Home > Antologia delle fonti > Verbale ricognizione reliquie
Antologia delle fonti

7 e 8 ottobre 1605

Verbale della ricognizione delle reliquie operata dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati

La ricognizione descritta in questo brano consentì di far tornare alla luce la piccola cella sotterranea, protetta da un massiccio calcestruzzo, all'interno della quale furono chiuse ermeticamente le reliquie di S. Agnese e S. Emerenziana, nel corso della traslazione delle spoglie di S. Emerenziana operata da Pasquale I (817-824) dal vicino Cimitero maggiore.

Relazione dell'invenzione fatta alli 7. d'ottobre dell'anno 1605. delli corpi di s. Agnese gloriosissima sotto l'altare maggiore della medema chiesa posta nella via numentana, et s. Emerentiana sua collectanea.
Et delli corpi di s. Costanza figliola di Costantino di s. Attica, et Artemia con molte altre reliquie de' santi Saturnino, Sisinio, et altri santi posti nella chiesa di S. Costanza da Alessandro IV. sotto l'altar maggiore.
Havendo l'illustrissimo et reverendissimo signore cardinale di santa Cecilia doppo l'assunzione al pontificato di Leone XI, che sia in ciclo, presa a restaurare, et ornare la chiesa della gloriosa santa Agnese vergine et martire nella via numentana, come di un avvocata, et protettrice sua, alla quale sin da primi anni haveva doppo santa Cecilia portato particolarissima divotione, et riverenza, et ardendo di desiderio di vedere il suo santo corpo, qual sapeva, come s'intenderà più a basso, et per quello rifferisce santo Ambrosio nella sua vita, et Anastasio bibliotecario in. quella di Honorio primo, et di altri pontefici tutti quelli che hanno scritto di questa chiesa, oltre un antichissima, et continuata traddizione, esser statto posto in questo luogo, et vicino a lei santa Emerentiana sua collattanea, ne esservi memoria in contrario in tanti, e tanti centinaia d'anni, che detto corpo fusse stato levato, anzi trovando che molti papi con gran riverenza, et magnificienza havevano adornato il suo santo sepolcro, come ne fanno larghissima fede le autorità, che in questo libro si adducono, con questa sicurezza dunque, et desiderio insieme, et per eccitare anco tanto più la divozione del populo verso questa santa come ne haveva visto simile effetto nell'essersi scoperto pochi anni prima il corpo di santa Cecilia, si risolse essendo in santa Agnese la sera delli 7. d'ottobre del presente anno 1605. in venerdì di andarsene in detta chiesa con due soli seco, cioè il cavaliere Honorio Alessandri da Sassoferrato suo gentiihuomo, et fra Nicostrato commisso del monasterio di s. Pietro a vincola, et riconoscere l'altar maggiore, qual trovorno essere cinto attorno di bellissime lastre di marmo bianco tutte di un pezzo, da ciascuno di 4. lati ben commesse insieme, et veramente mostrava un antichità grande che per quanto si può cavare probabilmente da alcune scritture deve esser statto fatto da Honorio primo già quasi mille anni fa, et si vede non esser mai state mosse dette lastre, ne toccate, con sopra una pietra di porfido di un pezzo solo, grossa quattro dita, lunga palmi otto, et mezzo, et larga palmi sei, etre quarti, che con uno scalino di legno, quale si suole poner in mezzo sopra detto altare, pare lo divida in modo, che vi si può celebrare da due bande, et quella parte, che restava di verso la porta della chiesa, era vuota sotto, per tenervi una lampada accesa, quella verso l'abside era piena, come si dirà, et perciò il populo per antichissima consuetudine sempre usava, pigliando la perdonanza, andar dintro al choro alla parte della tribuna, lasciando la parte dinanzi verso la porta. Si posero dunque a levare la lastra di marmo avanti a la parte dell'altare della tribuna, e trovorno detto altare esser pieno di un fortissimo massicio, del quale per all'hora se ne levò tanto al piede, che scopersero sotto di eso essere alcune lastre di marmo bianco per il traverso, che mostravano di coprir qualche cosa, et così seguitando di scalzar più a basso, al fine fatto un foro nell'ultimo del massicio, et postovi dentro un lume, scopersero, sebene con qualche difficoltà, peressere il luogo, che era fatto sotto, et sopra, et da i lati a modo di arca, alto solo un palmo, et lungo da sette, li due ssmi corpi di santa Agnese, et Emerentiana distesi sopra due lastre della maniera, che si dirà più a basso: di che rese le dolute grazie al Signore, restorno per all'hora di proceder più avanti per la difficoltà dell'opera, che richiedeva gran tempo, et maggior aiuto di gente.

La mattina appresso di sabbato agli 8. il signore cardinale ordinò, che fusse con diligenza fabricata una cassa, longa sei palmi, et larga quattro, fodrata di raso cremisino dintro et fuori con trine d'oro, et non volendosi fidare de' muratori per esser poco atti, a rompere simili Ioghi con diligenza' destrezza, et discretione, chiamò a se il padre Felice Veronici da Todi curato di s. Lorenzo in Damasse, et il signore Stefano Benassai luchese suo auditore, con li quali et con detto fra Nicostrato, et Gio. Battista Cugini da Modena suo aiutante di camera, subito doppo l'hora del pranzo si posero a lavorare con pali di ferro et martelli attorno detto massicio, che era di pietra di pomice abbrugiata, et alcuni vasi luonghi di terra cotta legerissimi et calce, nel modo che si vedono fatte le volte di fabriche molto antiche, acciò gravino manco, et tenghino il luogo asciutto. Ma havevano quelle materie fatta presa tali insieme, che per quanto si batesse non ne veniva se non quel poco, che pigliava la punta del palo di ferro, o del martello: sicché lavorando li sudetti tutto quel giorno a vicienda apena verso le due ore di notte fu disfatto tutto il massicio et si scoperse una volta che con esso era stata ripiena, la qua! volta pigliava tutto il mezzo dell'altare dalla parte verso la tribuna, onde con questa rottura si puote levare la prima delle lastre poste per il traverso sopra il sepulcro, et una altra se ne levò dalla parte avanti l'altare verso la porta, pure con rompere: talché con facilità, con l'apertura dell'altare da tutte le parti, si vide come stavano posti quelli santi corpi, et era il luogo accomodato nell'infrascritta forma. Stavano i corpi sopra due lastre, lunghe da sette palmi, et sotto di esse era cavato il terreno circa ad altri sette palmi di altezza acciò stessero lontani dalla terra per l'humidità. Vi erano anco delle lastre di marmo dalle bande di Questo vuoto, et sopra queste lastre laterali erano poste due piastre di ferro al traverso, che sostenevano le due lastre lunghe di marmo, sopra quali ripossavano i ssmi corpi, et queste lastre lunghe erano forate da cappo, et da piedi con due buchi larghi di grossezza di un dito piccolo, et lunghi un quarto di palmo credesi ad enetto, che l'umidità potesse scolare nel vuoto di sotto, et non corrumpesse li corpi. Sopra poi le lastre laterali, che sopravanzavano quelle lunghe, ove giacevano i corpi, di un palmo, erano due altri traversi di ferro, che sostenevano quelle altre tré lastre pur poste al traverso, che facevano quasi coperta di sopra ai corpi santi, che erano ivi collocati molto decentemente, volti con la faccia, et petto verso il ciclo, et verso l'oriente, et si conoscevano distintamente le ossature di tutto il corpo al luogo suo, sebene il resto era cenere di carne disfatta, et in quello di santa Agnese in particolare, che era a man dritta, erano molti pezzi congelati, et grossi di sangue, et in alcuna parte erano le medesime ossa tanto intenerite, che a toccarle correvano pericolo di disfarsi, se non si manegiavano con discretione se ne andavano in polvere ; fra il posto della testa dell'uno e dell'altro si trovarono molti pezzi di un sottilissimo velo consumato dal tempo, et sotto alii corpi vi era della terra, forse presa dal luogo del martirio, et dove era stato sparso il sangue loro, osservazione che è stata fatta nell'inventione di molti corpi santi, sepolti anticamente, et è molto probabile et verisimile. Dunque doppo bavere il signore cardinale considerato ogni cosa esattissimamente non potendosi lasciare l'altare così aperto per il pericolo che poteva occorrere con il concorso della gente, et per la fabrica, che si fa nella chiesa, volse quell'istessa notte aiutato dalli medesimi p. Felice, et auditor suo sacerdoti raccogliere questi ssmi corpi, et nel levargli, si trovarono tutte le ossa congionte l'uno con l'altro secondo la forma del corpo humano, et questi santi corpi il giorno seguente di domenica, accomodò il signore cardinale dentro la cassa, che aveva fatta preparare di raso, involti distintamente, et separatamente in cortina finissima, et pose la cassa sotto l'altare della capella di casa, che pure è coperto e fodrato tutto di raso cremesino et sospesa con due cordoni di seta dell'istesso colore, sintanto ch'egli accomodava il luogo loro, il resto di quelle ossa disfatte et spolverizzate, et la cenere di carne disfatta, et sangue che si vedeva nel corpo di santa Agncse in grandissima copia et in molti pezzi grossi et piccoli, fece mettere in 2. vasi di marmo antichi di assai bei lavoro, quello di santa Agnese havendoli prima per questo benedetti, et in un altro quelli di santa Emerentiana mettendo tutti duoi poi nella medesima capella, et furono gl'istessi ssrhi corpi prima che si movessero veduti anchora dall'illmo signore cardinale d'Aquaviva, che essendo venuto la sera del sabbato a santa Agnese per visitare il signore cardinale fu da lui per la scala secreta dalle sue stanze condotto in chiesa, per mostrargli aponto un tanto tesoro, che all'hora si scopriva, et la diligenza grande degl'antichi in far quella forte muraglia per conservarlo. Oltre le ceneri congelate insieme con mescolanza di sangue, vi sono de pezzetti di veste d'oro, come quella di santa Cecilia, alcuno de quali si è conservato a parte. Et per essere in quella chiesa reliquie così insigni, ha voluto il Signore che tante e tante volte sia stata da diversi sommi pontefici restauratta, et ornato il santo sepolcro di santa Agnese di pretiosissimi doni, di che avendo il signore cardinale saputo che mons. Pegna decano della Rota, et prelato devotissimo di detta santa, dotto et di varia erudiziene haveva raccolte alcune memorie antiche, ha procurato di haverle, et saranno poste qui appresso a consolatione delle persone devote. Hora avendo visto il signore cardinale di haver trovato questi due pretiosissimi corpi, et convenendo anchora per ornamento dell'altra chiesa di santa Costanza rimover l'altare che stava troppo vicino al vaso di porfido chiamato dal volgo la sepoltura di Bacco per metterlo nel mezzo della chiesa, si risolse di cerchar anco li corpi di detta santa Costanza et di Attica, et di Artemia, che per una anticha lapide di Alessandro IV. apparisce con altre reliquie de santi esservi stati posti dal medesimo pontefice da che fu detta chiesa dedicata l'anno 1256. Onde misso mano a detto altare lo trovo consacrato col suo sigillo, et dentro un vaso di alcune reliquie, et sotto di esso altare una gran lapide di marmo che copriva un'arca fatta di mattoni, nella quale si sono trovati; con molti pezzi di veste di oro molto odorifere gl'istessi corpi di santa Costanza, Attica et Artcmia, et reliquie di s. Saturnino et d'altri santi che papa Alessandro come si è detto lui stesso riferisce nell'iscritione haver posto sotto questo santo altare consacrato da lui a santa Costanza, et però gli fatti il sig. cardinale raccogliere, et portare nella medesima capella tenendoli con la debita decenza et riverenza finché si mettino sotto l'altare che hora si fa nel mezzo della chiesa.

Tratto da Frutaz, 2001

Torna su